Casa Cadorna

Quello di Doberdò è un lago effimero, ma, sebbene sia quasi sempre senza acqua, offre diverse possibilità di escursioni sui monti circostanti.

Caratteristiche:


Altra giornata di foschia e nuvole basse che non invita ad andare lontano per cui, dopo le libagioni del sabato di carnevale, con un amico deciso di andare a fare una camminata attorno al Lago di Doberdò salendo poi a Casa Cadorna, un rifugio della Grande Guerra da cui si gode un bellissimo panorama sul lago.

Casa Cadorna

Lasciata l’auto nel parcheggio delle scuole, ci incamminiamo su via Osimo verso il monte Sei Busi, imboccando poco dopo la pista in terra rossa che attraversa la brughiera in direzione sud–est.

Il paesaggio è quello tipico carsico: prati stabili e cespugli di sommaco che d’autunno si infiammano di rosso. Presto incontriamo anche degli asini al pascolo e poco più avanti il primo bunker di cui è costellata tutta la zona.

Attraversata la SP15 che da Ronchi dei Legionari sale a Doberdò del Lago proseguiamo sulla strada bianca che percorre tutta la Costa Lunga, con una bella vista su Ronchi, sulla Rocca di Monfalcone e sulla sottostante zona dei laghi di Pietrarossa.

Breve sosta al cippo di Quota 82 del Monte Cosici e poi scendiamo al quadrivio delle Pradere e raggiungiamo la strada che, costeggiando la riva occidentale del lago, unisce Doberdò a Jamiano. 750 metri di asfalto e imbocchiamo il sentiero che, nella macchia carsica, segue il contorno del lago.

Asinelli al pascolo

Un ultimo scalino di roccia e ci troviamo a Casa Cadorna, un rifugio che veniva considerato un fortino inespugnabile e che deve il suo nome al generale che venne a farci visita. Il sito è stato ristrutturato qualche anno fa ed è veramente interessante, con anche la galleria che porta al punto di osservazione da cui si gode uno splendido panorama sul lago.

Optiamo di rientrare per la via diretta, che presenta alcuni passaggi leggermente esposti (chi soffre di vertigini è meglio che prenda la facile strada alta, sulla dorsale del Castellazzo) ma attraversa l’affascinante ex cava Solvay con i resti della teleferica che portava il calcare a Monfalcone per farci la soda.

Ex cava Solvay

In breve siamo al centro visite Gradina (molto interessante il museo) e da qui in un quarto d’ora siamo di nuovo alla macchina.

Anche questa è stata una piacevole e rilassante escursione che fa venire voglia di tornare in questa zona, magari in primavera o autunno, anche in bici.



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